On & Off Intervistano la Chiocciolina

intervista alla chiocciolina

On & Off

Intervistano la chiocciolina 

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Per chi non lo ricordasse On & Off sono due personaggi virtuali che sono stati oggetto di miei libri e programmi sul WEB . On è sempre acceso e attivo; Off è il suo contrario. A On non sfugge nulla, è logico e deduttivo. Off ha una personalità diversa; è portato a divagare, a prendere sentieri logici laterali; ha molto buonsenso. Entrambi assomigliano a molti di quelli con i quali siamo portati ad identificarci. Nelle interviste compaiono altri personaggi del mondo dell’informatica. Sono variamente noti e connotati ma sono altrettanto virtuali. Egidio Pentiraro

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On. «Egregio signor Off penso che sia il caso di intervistare nuovamente la Signora che domina i messaggi di “Posta Elettronica”: la “Chiocciolina” perché non tutti conoscono a fondo la sua genesi, molti la usano, non tutti propriamente. La si dovrebbe conoscere meglio.».

Off. «Uffa, che barba! Ma se ne sente proprio il bisogno? Me la ricordo quella prima intervista (V, user-941119242.cld.bz)!  Dove ha incontrato questa benedetta chiocciolina? ».

On. «Volevo incontrarla nella posta elettronica, ma non casualmente, anche se è il luogo che frequenta più spesso. Invece l’ho richiamata a video con la tastiera italiana premendo i tasti “Alt Gr” e “ò”, Infatti in questo modo appare il suo logogramma, ossia il grafema:“@” ».

Off. «Non è forse il segno scritto che noi vecchi chiamiamo Chiocciolina e gli inglesi “at” dal latino “ad”, cioè verso…?  Data la sua fortuna nel Web la chiocciolina è stata studiata da molti; persino da Dagospia: (http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/storia-chiocciolina-logogramma-arriva-tardo-medioevo-92718.htm); ma se ne sono occupati anche insigni linguisti.  Alcuni ne hanno descritto la rava e la fava o, per dirla in modo forbito, con dovizia di particolari, …».

On. «In altre lingue prende altri nomi: in Russia “Rana”, in Armenia “Scimmia”, in Grecia “Orecchio”, in Cina “Topolino”, e chi più ne ha più ne metta. Nelle tastiere delle varie lingue continua a non avere un tasto suo. Lo aveva, nelle tastiere delle vecchie telescriventi e in qualche macchina per scrivere dei primordi. ».

Off. «Sì, ma quelli erano altri tempi.».

On. «Il simbolo, con complicate manovre, lo rintracciamo  anche nelle tastiere virtuali dei telefonini, degli Smartphone, dei Tablet, ecc. Viene usato nei programmi di comunicazione come Facebook, Twitter, ecc. che imperversano ovunque. Nella posta elettronica separa due entità. La prima indica il Nome Utente del servizio; ad esempio: tizio, caio, sempronio, poi viene lei (@) e quindi il nome di dominio o DNS ».

@ «Eccomi. Mi avete invitata e eccomi qui.  Non so ancora, o non ho capito bene, se sono considerata al femminile o al maschile.  Mi sono portata una fotografia dove compaio accanto a mio padre. »

Off. «Hum!.».

@ «Non sia irriverente, non si dimentichi che sono un ospite! Guardi, mio padre – Ray Tomlison -, appare orgoglioso e felice come tutti i padri. Io sono quella in alto a sinistra».

Roi

On: «Da allora di strada ne ha fatta grazie ai computer, al Web, alla messaggistica in genere. Prima che lei arrivasse abbiamo ricordato con il Signor Off come ormai esista una letteratura su di lei e sulla nascita della posta elettronica. Abbiamo anche qualche perplessità su certe ricostruzioni. A noi qui interessa veramente conoscere come sono andate le cose aldilà di quella specie di folklore che si è creato attorno a lei.».

 @ «Per quanto ne so tutto nasce con l’esigenza di far comunicare tra loro gli elaboratori elettronici. Questa forse è sempre stata avvertita,  fin dai primordi. Tuttavia devo precisare. Alle origini, l’esigenza della comunicazione era presente e realizzata soprattutto all’interno di una sola macchina verso gli utenti e i programmatori. Anche se qualcuno preconizzava la comunicazione tra macchine, non era un’esigenza veramente sentita in modo imprescindibile. Insomma era una pura aspirazione. Mancava soprattutto per realizzarla  una comunanza di linguaggio e per la realizzazione effettiva un collegamento essenziale: ossia il collegamento in una rete informatica, quale che fosse.».

On: «Già la cosa è cambiata solamente e soprattutto quando le università americane  furono tutte collegate in ARPANET . Ma le ragioni della creazione e dello sviluppo di ARPANET sono un’altra storia e prima o poi bisognerà chiamare qualcuno che ce la racconti. Anzi Signor Off me ne faccia memoria perché potrà essere l’oggetto di una prossima intervista.».

 @ «Già la rete. Mi pare che sia stata realizzata a un certo punto come strumento di difesa in caso di guerra atomica. La chiamarono “Rete” perché era pensata come la metafora di una rete da pesca dove se un nodo veniva distrutto la comunicazione poteva passare ugualmente, da un punto ad un altro e viceversa, attraverso un percorso integro. ».

Off. «Altri tempi mia signora!.».

 @ «Comunque in un dato momento tutte le università americane furono collegate in ARPANET. Ma non c’era ancora la procedura che consentisse di trasmettere e ricevere messaggi in quella rete. Passavano solamente dei file.».

On: «Un passo alla volta. Ci racconti  come andarono le cose con il primo collegamento.».

 @ «Per quanto ne so, le cose cominciarono a procedere dal 1969 quando –  appunto – iniziò a operare ARPANER. Dick Watson propose una forma di email nel 1971; non mi pare sia stata mai attuata. Quel sistema funzionava in computer a ripartizione di tempo (time sharing). Alcune prove e realizzazioni vennero attivate sulla base di esperienze attuate con un programma di  trasferimento di file chiamato CPYNET entro il qual funzionava SNDMSG. Fu così che i “messaggi” potettero essere trasmessi sotto forma di file. Se ne  occupò attivamente mio padre, Ray Tomlison, Non chiedetemi di più.  Se volete indagate!

arpanet

Ricordo che mio padre attivò due computer vicini, li vedete nella foto sopra. Erano sì vicini ma collegati tra loro in ARPANET. Mio padre inviò diversi messaggi di prova dall’uno  all’altro  e viceversa. In particolare il messaggio (per altro insignificante) che riproduco: “QWERTYUIOP”, almeno così mi pare di ricordare, andò a buon fine appunto andando e ritornando tra i computer. Infine per distinguere la posta locale dalla posta di rete scelse di aggiungere un segno. Quel segno fui io: “@”.».

Off. «Non c’era nessuna esigenza che spingesse a perseverare nell’esperimento, cioè per procedere sino a creare un sistema di  “e-mail”. Quel suo lavoro era  quasi un “divertisment” di e tra i programmatori.».

On:« L’esigenza sorse poi con la diffusione delle reti. È fu soprattutto con la creazione di Internet, e partire dagli anni ’80, che il sistema subì il suo sviluppo definitivo. Divenne allora lo strumento fondamentale per l’interscambio della comunicazione attraverso messaggi complessi tra gli utenti più disparati. Fu così che si creò un protocollo per identificare gli indirizzi di posta elettronica e naturalmente fu messo a punto tutto il suo complesso sistema di funzionamento. Oggi lei: “@”, funge da elemento separatore tra il nome del titolare dell’indirizzo (dominio) e il computer o la rete utilizzata (nome DNS). Fu Shiva Avvardurai, uno studente indiano, che poi divenne uno scienziato del MIT, che aggiunse al sistema le “caselle di posta” (“in arrivo”, “inviata”, “cestino” “spam” ” “bozze”, ecc.). Soprattutto oggi si possono ricevere messaggi in differita, senza che sia necessario essere collegati a Internet.».

Off. «I personal computer non disponevano allora di audio e  tanto meno di video, quindi il testo non esprimeva emozioni. Così vennero introdotti gli “emoticon” (le Emotions Icons). Ma questa è un’altra storia. Dovremmo riparlarne.».

On: «Oggi il personal computer è diventato una vera e propria macchina parlante, così lo sono anche i diversi dispositivi portatili (cellulari, smartphone, palmari, tablet, ecc.). Tutti questi strumenti della comunicazione, attraverso un fornitore di posta elettronica (internet provider), rendono possibile la redazione e lo scambio di messaggi ai quali si possono aggiungere file di varia dimensione contenenti testo, immagini, audio e video commisti. Naturalmente possono essere oggetto di interscambio tra macchine funzionanti con sistemi operativi diversi. Per restare in argomento, un utente può disporre di più caselle di posta elettronica. Una di queste meriterebbe attenzione per l’utilità dei servizi che eroga. Mi riferisco alla PEC o Posta Elettronica Certificata per la quale i messaggi hanno valore legale della “Raccomandata con ricevuta di ritorno”. Insomma la posta elettronica è una categoria d’uso dei nuovi mezzi di comunicazione elettronica che ogni utente deve conoscere e approfondire. È tutto merito dell’evoluzione subita nel tempo dal nostro ospite che riassume la corposità e la copiosità dei servizi di posta elettronica e del loro sviluppo. Anche a nome del Signor Off lo ringraziamo e lo richiameremo se avremo sentore di suoi nuovi sviluppi che il Web offre.».